Che cos’è e cosa deve contenere un Avviso di Accertamento?
Sono domande importanti che qualsiasi imprenditore si deve fare nel momento in cui riceve un avviso di accertamento perché dai tempi e dalla capacità delle risposte può dipendere il futuro della sua impresa e la messa in sicurezza del patrimonio personale.
Ti “avvisano” e devi pagare entro 60 giorni
Cominciamo col dire che l’avviso di accertamento è un atto inviato da Agenzia delle Entrate che prevede l’obbligo di pagare, entro 60 giorni, una determinata somma di denaro, composta da imposte, interessi e sanzioni.
Contenendo una vera e propria “intimazione di pagamento”, l’avviso di accertamento deve essere adeguatamente “motivato” in relazione alle ragioni che hanno spinto il Fisco a contestarti una presunta evasione.
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Perché è importante conoscere a fondo il contenuto di un avviso di accertamento?
Semplicemente perché questo atto può contenere una pluralità di vizi, più o meno evidenti, che possono portare il Giudice tributario ad annullare integralmente la pretesa del Fisco.
Possiamo suddividere i vizi in due categorie: i vizi formali e i vizi di merito.
I vizi formali più frequenti sono: decadenza, difetto di competenza, difetto di sottoscrizione.
Caso risolto 1, la storia di Marco
Emblematica è la storia di Marco che, a seguito di un controllo fiscale, riceve un avviso di accertamento. L’Agenzia delle Entrate chiedeva il pagamento delle imposte, presuntivamente evase.
Nello specifico IRES/IRAP/IVA per l’anno 2013 dalla società da lui amministrata.
Nel caso concreto, Marco si è rivolto a noi per trovare una soluzione. Dentro quell’avviso aveva individuato qualcosa che non andava e ha voluto vederci chiaro.
E infatti, dal controllo di un nostro esperto è saltato fuori che quell’avviso era palesemente invalido perché emesso oltre i termini di decadenza previsti dalla legge.
Sebbene riferito all’anno d’imposta 2013, era stato notificato nell’aprile 2019. Dunque, ben oltre il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione.
I vizi di merito sono invece errori nella ricostruzione del maggior imponibile accertato o, comunque, nella maggiore pretesa vantata dall’ufficio. Questa potrebbe non sussistere o sussistere solo in parte.
Caso risolto 2, la storia di Luca
Un caso che abbiamo seguito e risolto è quello di Luca che, a seguito di un’ispezione della Guardia di Finanza nella sua società, si era rifiutato di esibire la contabilità.
L’Agenzia delle Entrate, dunque, aveva determinato il reddito della sua impresa, per il periodo d’imposta 2013, sulla base di presunzioni.
Cioè su elementi di varia natura spesso ricavati da dati di comune esperienza. Questi consentono di risalire da un fatto noto a uno sconosciuto, purché gli stessi siano gravi, precisi e concordanti.
Luca si è visto attribuire per l’anno in questione un maggior reddito pari a 300 mila euro. Questo con conseguente rideterminazione delle maggiori imposte, oltre sanzioni e interessi.
Naturalmente, il Fisco è obbligato a riportare gli elementi presuntivi utilizzati a sostegno della sua pretesa nella motivazione dell’avviso di accertamento. Questo proprio per consentire al contribuente di comprendere la logica seguita dall’ufficio.
Nel caso di Luca i criteri utilizzati sono risultati in parte illogici, il che ci ha permesso di andare in giudizio e ottenere l’annullamento della pretesa del Fisco.
Come ti abbiamo dimostrato, l’annullamento di un avviso di accertamento non è automatico.
Anzi, per raggiungere tale risultato avrai bisogno di un valido e preparato professionista in grado di guidarti verso la soluzione vincente (clicca subito qui per essere ricontattato in meno di 1 ora)