Governo e imprenditori: un’occasione persa
Urla, insulti, spintoni e fogli che volano in aria. Succede di tutto in Commissione Finanze durante la discussione sulla riforma del Fisco. L’accordo salta dopo una lunga giornata di trattative e scoppia il finimondo.
Una brutta pagina di vita parlamentare in un momento delicatissimo per il paese e più in generale per tutta Europa. L’ennesima occasione persa da parte della politica, chiamata a gestire una delle fasi più difficili dal dopoguerra ad oggi.
Le immagini della rissa, diventate subito virali sul web, non fanno che accrescere rabbia e stupore da parte dei cittadini, che dalla politica si aspetterebbero risposte e non squallide sceneggiate come questa.
Eppure, l’emergenza che stiamo attraversando è sotto gli occhi di tutti. In primis la crisi economica, che sta colpendo duramente famiglie e imprese già provati da due anni di pandemia.
I debiti fiscali
A cascata ci sono poi i debiti fiscali, vera e propria zavorra per tanti imprenditori che faticosamente cercano di stare a galla nel bel mezzo di una crisi da cui non riusciamo a tirarci fuori. A loro servono risposte urgenti, per evitare di vedere andare in fumo anni di lavoro e sacrificio.
La gazzarra scoppiata in Commissione Finanze è un segnale preoccupante, perché fa esplodere le profonde contraddizioni del governo di salvezza nazionale guidato da Mario Draghi. Un Governo diviso all’interno della sua stessa maggioranza, che difficilmente sembra nelle condizioni di approvare riforme strutturali, come quella del Fisco.
Meglio, dunque, concentrarsi sulla stretta attualità e ricercare soluzioni concrete allo tsunami fiscale che rischia di travolgere le nostre imprese.
La politica, una volta tanto unita nell’interesse nazionale, un segnale lo aveva provato a dare, concedendo il via libera alla riapertura dei termini della rottamazione-ter.
Un provvedimento che, almeno, ha escluso il ricorso al recupero forzoso, concedendo ai contribuenti un’altra possibilità per saldare il conto in via agevolata e ha “ripescato” 532 mila imprenditori decaduti dalle precedenti sanatorie relative alle rate inizialmente dovute per il 2020 e 2021 e più volte sospese proprio a causa dell’emergenza Covid.
Ma non è tutto oro quel che luccica. Da più parti si invoca una nuova rottamazione delle cartelle, una versione “quater”, in grado però di aiutare davvero gli imprenditori a mettersi in regola con il Fisco.
Le assurde scadenze della rottamazione ter
Ci spieghiamo meglio. Per rottamazione-ter e saldo e stralcio si è scelta la formula di diversificare su tre scadenze gli arretrati (con la regola dei cinque giorni di tolleranza per saldare il conto) entro il:
- 2 maggio (perché il 30 aprile è sabato e il 1° maggio è festivo) vanno pagate le rate 2020;
- 1° agosto (il 31 luglio è domenica) le rate inizialmente dovute nel 2021;
- 30 novembre tutte le rate del 2022.
Per non perdere i benefici della nuova sanatoria, chi ha un debito pregresso sarà costretto a far fronte a tutte le rate arretrate e risalenti agli anni 2020, 2021 e 2022 entro il 30 novembre prossimo.
Ogni rata, ricordiamo, ammonta al 20% del debito residuo. A titolo di esempio, se un imprenditore è gravato da un debito di 100 mila euro dovrà sborsarne 60 mila in un lasso di tempo di appena cinque mesi.
Un fallimento annunciato, sulla scorta di quanto accaduto di recente quando il 43% dei contribuenti ha saltato la scadenza del 31 dicembre per le rate sospese della rottamazione ter e saldo e stralcio e un altro 40% lo ha fatto anche nella finestra di gennaio.
Una toppa peggiore del buco
Dunque, visto che il saldo in un’unica soluzione si è rivelato un flop, il Governo è corso ai ripari riaprendo una nuova finestra per la rottamazione-ter. Ma la toppa sembra peggiore del buco perché, invece che diluirle nel tempo (10-15 anni), si è deciso di concentrare in tre scadenze il saldo di tutte rate 2020, 2021 e 2022.
E chi non riuscirà, incapperà nella decadenza e non potrà chiedere nessun tipo di rateazione: in pratica, si troverà a dover pagare tutto il debito residuo, cui poi si torneranno a sommare anche sanzioni e interessi. Un salasso che per molti significherebbe alzare bandiera bianca.
Le imprese hanno bisogno di aiuto
Insomma, un nuovo e più incisivo pacchetto di aiuti è non solo auspicabile, ma assolutamente necessario per evitare il collasso del sistema produttivo e, contestualmente, per aprire una colossale voragine nei conti dello stato.
Basti pensare che i debiti complessivi di privati e aziende riammessi con le modifiche al decreto Sostegni-ter valgono in tutto 2,45 miliardi di euro. Una cifra monstre che include debiti con le Entrate, ma anche con l’Inps, e numerose multe stradali.
Entro metà maggio si potranno fare i primi bilanci. Ma è facile immaginare che, soprattutto per quegli imprenditori con debiti consistenti (superiori ai 100 mila euro), potrebbe essere molto complicato se non impossibile far fronte alle scadenze.
L’attuale contesto economico si è ulteriormente aggravato a causa dello scoppio della guerra in Ucraina. Tra caro bollette e fiammata dell’inflazione il ritorno alla normalità appare decisamente più lontano.
Molti analisti hanno già suonato il campanello di allarme. Il rischio concreto è che la situazione finanziaria di molte famiglie e imprese possa esplodere in modo drammatico e irreversibile nei prossimi mesi.
Soltanto l’affiancamento ad un professionista specializzato che riesca a guidare gli imprenditori in questa giungla burocratica, potrebbe riuscire a gestire e risolvere il debito fiscale.
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