Con l’avvocato Simone Forte, co-founder del gruppo CFI, parliamo di crisi fiscale d’impresa e non solo.
Che cos’è la crisi fiscale d’impresa? Ci sono strumenti efficaci per risolverla? Quali sono le novità introdotte dal nuovo codice della crisi? Perché le varie rottamazione non hanno funzionato?
Cominciamo proprio da qui. Avvocato Forte, sono arrivati i dati della scadenza di maggio della rottamazione ter e i risultati di questa ennesima pace fiscale sono molto deludenti. È sorpreso?
Per nulla, e non che questo mi faccia piacere. Da mesi, e non perché ci divertiamo a fare le Cassandre, ma semplicemente perché ogni giorno parliamo con decine di imprenditori, con Carlo Carmine diciamo che così come sono state congeniate queste rottamazioni avrebbero portato ad un fallimento annunciato. Non si può chiedere ad imprenditori già stremati dopo due anni di Covid e adesso dagli effetti della guerra in Ucraina di saldare in sei mesi tutte le rate di tre anni non pagate (2020, 2021 e 2022 ndr). Ma questo valeva anche per le rottamazioni precedenti in cui i pagamenti erano richiesti in cinque anni e con scadenze trimestrali. Dal canto nostro, abbiamo sempre pensato che sarebbe stato meglio rateizzare il debito in 10 anni e con scadenze mensili. Ma nessuno ci ha mai voluto ascoltare.
Forse, per comprendere meglio il flop è utile fornire qualche numero: prendiamo come esempio un imprenditore che ha un debito di 130 mila euro…
Calcolando che lo sconto per chi ha aderito alla rottamazione è del 20/25%, all’imprenditore rimarrebbe da pagare un debito residuo di 100 mila euro. Lo Stato gli chiede il saldo in tre scadenze (maggio, luglio e dicembre) pari al 20% del debito da corrispondere. In totale, quindi, 60 mila euro in soli sei mesi. Una cosa assurda che infatti ha generato il patatrac. Aggiungo che in questi primi mesi del 2022 l’attività di riscossione è ripartita in pieno e gli imprenditori, oltre alla rottamazione, sono sommersi dalle cartelle 2020 e 2021 (nuovo tsunami fiscale in arrivo, leggi qui).
Già si parla di una nuova rottamazione: sarebbe la numero quattro.
Nessuno si faccia illusioni. Da quel che ci risulta, sempre che il Governo decida che esistano le condizioni, la nuova pace fiscale riguarderebbe solo le cartelle 2018 e 2019, quindi lasciando fuori i decaduti della rottamazione ter. E poi non sembra ci siano cambi di rotta per quanto riguarda gli anni in cui spalmare il debito.
Vede qualche spiraglio di luce in questo clima così delicato?
Assolutamente sì. Così come siamo critici verso il Governo per come ha gestito le rottamazioni, gli dobbiamo riconoscere di aver migliorato in modo sensibile la gestione della crisi d’impresa a partire dal 2021, grazie alle modifiche apportate alla transazione fiscale all’interno del Concordato preventivo. È stato un grande passo avanti che si rivelerà ancora più deciso da luglio con l’entrata in vigore del Nuovo Codice della Crisi.
Che cosa è cambiato di fatto?
Il contesto in cui ci stiamo muovendo è drammatico, molti analisti parlano di 1 azienda su 2 a rischio fallimento anche perché molti imprenditori non hanno solo problemi con il Fisco ma anche con banche e fornitori. Ma oggi, sulla crisi fiscale d’impresa possiamo cominciare a vedere le cose con più ottimismo. Oggi l’imprenditore, attraverso il concordato preventivo può ottenere uno sconto sul debito che può raggiungere fino all’80-85%. Come? Dimostrando al Tribunale che il fallimento della propria azienda non converrebbe a nessuno, con lo Stato in primis che rischierebbe di restare a mani vuote soprattutto in caso di aziende poco o nulla patrimonializzate.
Ma l’accordo è giudiziale oppure avviene tra privati ?
Per quanto riguarda i debiti fiscali e previdenziali si può anche passare dal Tribunale per avere l’omologa, per banche e fornitori l’accordo è stragiudiziale. Ma con le novità introdotte a fine 2020 tutto è diventato più facile. Un tempo, nove volte su dieci Agenzia delle Entrate non accettava l’accordo e l’azienda falliva, oggi invece non ha più potere di veto e infatti si è passati da un 2% di concordati accettati ad un 85/90%.
E quale scenario si prevede dal 15 luglio?
È una data che attendiamo tutti con grande speranze.. L’introduzione del nuovo Codice della Crisi rappresenta una rivoluzione proprio perché attribuisce al concetto di continuità aziendale un ruolo centrale che prima non c’era. La Continuità aziendale, garantita per la salvaguardia dei posti di lavoro e per la tutela degli aspetti sociali che ogni azienda rappresenta nel territorio in cui opera, è il nuovo caposaldo che persegue il legislatore.
E in questo caso cosa deve fare l’imprenditore?
L’accordo, di fatto un saldo e stralcio del debito con uno sconto altissimo, prevede un pagamento rateizzato nell’arco di 4, 5 a volte sei anni, e con rate mensili. L’unico pensiero per l’imprenditore è non aspettare che sia troppo tardi ed affidarsi subito a professionisti esperti nel settore ed attivare questi strumenti per affrontare al meglio la propria “crisi aziendale” e scongiurarne il fallimento (che, col nuovo Codice, si chiamerà “liquidazione giudiziale”).