Criptovalute, per la prima volta entrano a fare parte di una sanatoria

articolo a cura di:
Lodovico Poschi
Lodovico Poschi

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Per la prima volta le criptovalute vengono riconosciute a rango primario e inserite in una sanatoria.

Sarà dunque possibile regolarizzare quelle detenute sino 31 dicembre 2021, presentando una dichiarazione di emersione. Due i casi previsti: senza redditi prodotti o, viceversa, con rendimenti incassati.

Per la mancata dichiarazione senza redditi: pagamento di una sanzione pari a 0,5 %, per ciascun anno, sul valore delle attività non dichiarate. Nel caso di redditi prodotti, scatta l’imposta sostitutiva del 3,5 % del valore delle medesime attività detenute al termine di ogni anno o al momento del realizzo, nonché di un’ulteriore somma pari allo 0,5% per ciascun anno del valore delle cripto attività a titolo di sanzioni.

Al momento una normativa chiara ed esaustiva sulla tassazione delle criptovalute non c’è. Esistono orientamenti forniti nel corso del tempo dell’Agenzia delle Entrate e la manovra del premier Meloni, più che fornire un quadro chiaro sulla tassazione, offre un condono.

Criptovalute: la sanatoria del governo

Finora per prassi l’Agenzia delle Entrate ha equiparato le valute virtuali a quelle estere, assoggettando le conversioni all’imposta del 26%. Ebbene nella legge di bilancio 2023 si prevede che chi ha realizzato dei guadagni con le criptovalute, ma non li ha mai denunciati al fisco (nel quadro RW della dichiarazione dei redditi), potrà ora mettersi in regola.

Come? Pagando un’imposta sostitutiva del 3,5%, cui va aggiunto un altro 0,5% delle somme a titolo di interessi e risarcimenti. I versamenti potranno inoltre essere rateizzati in un triennio, partendo dal 30 giugno 2023. 

Solo nel 2021 ad esempio il valore di un bitcoin è passato da 7.340 euro ad oltre 40 mila con un guadagno di circa il 400%. Chi invece, pur non avendo mai dichiarato il possesso di valute digitali, non ha realizzato alcun profitto potrà farle emergere versando solo la sanzione dello 0,5%.

Tra le altre misure previste dalla manovra troviamo che la tassazione sulle plusvalenze dalla vendita fissata al 26% (come per le tradizionali attività finanziarie) ma con la possibilità di versare un’imposta sostitutiva fissata al 14% del valore dell’asset così come valutato dal mercato il 1° gennaio 2023.

Introdotta anche un’esenzione, franchigia di 2.000 euro, al di sotto della quale le plusvalenze e gli altri proventi (o minusvalenze) in cripto-attività nella loro più ampia accezione saranno da considerarsi fiscalmente irrilevanti. Infine, l’imposta di bollo sul valore degli asset detenuti.

La riscossione, in questo caso, è delegata all’Agenzia delle Entrate, che dovrà intervenire definendo le modalità dopo l’entrata in vigore della legge di bilancio.

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