Avviso di Accertamento di Agenzia delle Entrate: cos’è e come difendersi.
L’avviso di accertamento è l’atto con il quale il c.d. ente impositore (Agenzia delle entrate, in particolare) comunica gli esiti, purtroppo “negativi”, del controllo della “posizione fiscale” del singolo contribuente.
Rende noto che non sono state versate tutte le imposte dovute e chiede di pagare entro 60 giorni, il “quantum” non pagato e la relativa sanzione.
A fronte della (presunta, ripeto) evasione contestata dal Fisco, però, il cittadino non deve rassegnarsi a pagare l’importo richiesto.
La normativa tributaria, infatti, offre diversi strumenti di difesa. A partire dal tentativo di raggiungere un accordo “conciliativo” con l’ente impositore (c.d. adesione), fino all’instaurazione di un vero proprio contenzioso (c.d. ricorso).
Consigliamo di rivolgersi a un professionista di fiducia, preferibilmente del settore tributario, per valutare potenziali errori “formali” e “di merito” contenuti nell’avviso di accertamento. Ad ogni modo, cliccando a questo link potrai accedere a un video gratuito di grande valore per te. Questo contiene i 3 vizi principali che ti permettono di ridurre e annullare le richieste del Fisco a seguito di un Avviso di Accertamento.
Avviso di Accertamento di Agenzia delle Entrate: qualche dettaglio
Infatti, è bene sapere che i vari enti impositori (Agenzia delle entrate, Comuni, Regioni) sono tenuti a rispettare una pluralità di norme, prima, durante e dopo la notificazione dell’atto impositivo. La violazione anche di una sola di queste potrebbe portare all’annullamento totale del richiesta del Fisco.
Soffermiamoci, in particolare, (i) alla modalità e tempestività della notificazione, (ii) alla sussistenza della competenza territoriale dell’Ufficio, (iii) alla validità della sottoscrizione dell’atto e, infine, (iv) alla c.d. “fonte d’innesco” del controllo.
Dunque, bisognerà controllare attentamente, in primo luogo, il rispetto delle modalità e i termini legali entro i quali deve essere notificato l’avviso di accertamento; poi, se l’atto è partito dell’Ufficio corretto; infine, se il firmatario dell’atto è autorizzato alla sottoscrizione.
Da ultimo, bisognerà analizzare i motivi e le prove che l’Ufficio ha posto alla base della presunta evasione.
Si ribadisce, però, che il contribuente ha solo 60 giorni di tempo per recarsi dal proprio professionista di fiducia. In questo modo può valutare la strada più opportuna e conveniente da intraprendere.