Avviso di accertamento nullo con invito a comparire non previsto!
Più volte abbiamo scritto dell’“invito a comparire” come “strumento di difesa preventiva” a tutela dell’imprenditore.
Ti ricordo, infatti, che da luglio 2020 l’Agenzia delle Entrate è obbligata, quasi sempre, a convocare il contribuente prima di emettere l’eventuale successivo avviso di accertamento.
Non tutti sanno, però, che la notifica del citato invito agevola non solo l’imprenditore, consentendogli una difesa “anticipata”, ma, sotto alcuni aspetti, anche il Fisco!!
Sì, hai letto bene…l’invito a comparire consente, in particolare, all’Agenzia delle Entrate di beneficiare, in determinate situazioni, addirittura di un allungamento dei termini per notificare l’avviso di accertamento di ben 120 giorni (art. 5, comma 3bis, del D.Lgs. n. 218/1997).
Nella sostanza, il citato articolo consente al Fisco di avere quattro mesi in più per emettere l’avviso di accertamento!
Come facilmente intuibile, tale norma potrebbe, pertanto, indurre l’Agenzia delle Entrate a utilizzare l’invito a comparire in modo “strumentale”, cioè:
- anche nei casi in cui la norma espressamente lo esclude
- e al solo fine di potersi avvalere di più tempo per notificare l’avviso di accertamento.
Fortunatamente si tratta di un comportamento che i Giudici tributari hanno iniziato a condannare, fino al punto di annullare “integralmente” l’avviso di accertamento.
Attenzione, quindi, a tutti gli avvisi di accertamento che sono stati preceduti dall’invito a comparire.
Solo con l’aiuto di un esperto tributarista potrai capire se anche nel tuo caso l’invito a comparire sia stato utilizzato in modo anomalo e “abusivo” dall’Agenzia delle Entrate.
In tal caso, chiederemo al Giudice tributario l’azzeramento totale della pretesa erariale.
Se hai un Debito, scegli la strategia vincente per uscirne
Portarsi dietro un debito fiscale rappresenta una zavorra per la tua impresa e mette a rischio anche il tuo patrimonio personale.
Oggi tornare a essere un imprenditore libero si può. Secondo il report 2022 del Ministero dell’economia e delle Finanze 1 volta su 2 il contribuente batte il fisco in giudizio, riuscendo così a ridurre, fino a eliminare, il proprio debito con il fisco.
Affidarsi a un professionista esperto in contenzioso tributario o per rottamare il proprio Debito, si rivela uno strumento efficace e risolutivo.
E nel caso di una crisi aziendale, ricorda che oggi hai a disposizione molti strumenti giuridici, da poco rinnovati e modificati, che a seguito dell’impugnazione del debito, quando maggiore di 100, 200 o 500mila euro, consentiranno di gettarti la paura alle spalle e ripartire con rinnovato slancio.
Il concordato preventivo (approfondisci qui questo aspetto) o ancor meglio gli accordi di ristrutturazione del debito con transazione fiscale – istituti non nuovi, ma oggi aggiornati e resi molto più favorevoli per l’imprenditore che li utilizza in caso di crisi d’impresa – sono il vero saldo e stralcio per le aziende perché possono ridurre il debito fino al 70-80% pagando il restante 20-30% in quattro o cinque anni.
CFI – Crisi Fiscale d’Impresa mette a disposizione il suo team di esperti proprio per aiutarti a trovare la miglior strategia per ottenere il massimo risultato.
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