Approccio “soft” per un accordo con il Fisco vs Possibilità di annullamento del 100% con il contenzioso

articolo a cura di:
Lodovico Poschi
Lodovico Poschi

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Possibilità di annullamento al 100% tramite il contenzioso o “approccio soft”? Qual è la via migliore?!

Abbiamo ricevuto un avviso di accertamento superiore ai 100mila euro: meglio adottare un approccio soft, affidandosi ad uno degli istituti deflattivi (adesione, acquiescenza o ravvedimento) o cercare l’annullamento al 100% ricorrendo al contenzioso ?

Il suggerimento è quello di rivolgersi a un professionista specializzato che possa valutare la tua situazione e prendere la decisione più giusta (compila qui il form per essere ricontattato entro 1h).

Nel primo caso, puntando a chiudere un accordo con il Fisco e beneficiando di una riduzione immediata delle sanzioni. Nel secondo, cercando di ottenere il massimo risultato che potrebbe raggiungere anche l’annullamento al 100% tramite il contenzioso.

Nel mentre che l’iter persegua il proprio corso, intanto, anche dinanzi al Giudice e, comunque, fino al secondo grado di giudizio, sarà possibile accordarti con l’Agenzia delle Entrate, proponendo una conciliazione giudiziale.

Attenzione, però: in questa circostanza, beneficerai di una minore riduzione delle sanzioni. Dovrai, quindi, stare molto attento alla strategia processuale che intenderai adottare con il tuo difensore tributario!

Con l’adesione 90 giorni in più per impugnare l’avviso di accertamento

Vediamo che cosa comporta un approccio che abbiamo definito più soft.

Innanzitutto, presentando un’istanza di accertamento con adesione si ottiene una sospensione di 90 giorni del termine canonico (60 giorni) per impugnare l’avviso di accertamento. Quindi avrai a disposizione 150 giorni per valutare se chiudere un accordo con il Fisco o intraprendere la strada del contenzioso.

Come detto, oltre a permettere al contribuente di contestare le osservazioni dell’ufficio all’interno dell’avviso di accertamento e quindi eventualmente di diminuire l’importo richiesto nei suoi confronti come tributo, possiamo in ogni caso beneficiare di una riduzione delle sanzioni amministrative, che saranno dovute nella misura di 1⁄3 del minimo previsto dalla legge

Attenzione però: se il contribuente non onora i pagamenti alle scadenze pattuite, automaticamente decade dall’adesione, e quindi da ogni connesso beneficio.

Acquiescenza: ma perché rinunciare alla propria difesa?

Con l’acquiescenza l’imprenditore “rinuncia” a impugnare l’avviso di accertamento ricevuto e non formula neppure istanza di accertamento con adesione, così come stabilito dall’art. 15 D. lgs. 218/1997.

L’acquiescenza si sostanzia in pratica qualora l’imprenditore accertato decida di versare gli importi indicati nell’avviso entro il termine previsto dalla legge (60 giorni), rinunciando alla presentazione sia del ricorso sia dell’istanza di accertamento con adesione.

È vero, da un lato, che con l’acquiescenza le sanzioni irrogate con gli avvisi di accertamento o di liquidazione non impugnati sono ridotte a 1⁄3 (sempre che il contribuente effettui il versamento della prima rata, o del suo totale, entro il termine previsto dalla legge).

Dall’altro, però, è come rinunciare alla difesa su ogni fronte, ponendosi così in una situazione ancora più passiva rispetto all’accertamento con adesione dove, invece, puoi contestare le richieste dell’ufficio e sperare in uno sconto, oltre che sulle sanzioni, anche sulla sorte capitale, senza, però, mai rinunciare alla via del contenzioso.

Quando avvalersi della possibilità di annullamento al 100% tramite il contenzioso. Ecco i casi più evidenti

I casi più evidenti sono quando le contestazioni dell’ufficio sono in tutto o in parte errate. Oppure l’ufficio non ha voluto tenere in considerazione le osservazioni offerte durante il contraddittorio instauratosi antecedentemente.

O ancora, può accadere che l’imprenditore, pur avendo poche chance di vincere il ricorso, decida di impugnare comunque l’avviso di accertamento.

Obiettivo? Guadagnare semplicemente un po’ di tempo e aderire a uno degli istituti deflattivi del contenzioso durante il giudizio (c.d. conciliazione giudiziale).

È utile sapere che, in media, un contenzioso tributario dura dai 5 ai 6 anni: un anno in media per il primo grado, un anno e mezzo per il secondo grado, e 3 anni per il giudizio di Cassazione.

Fasi del contenzioso, i dettagli

Durante le varie fasi del contenzioso, però, sarà possibile per il contribuente avvalersi di “istituti deflativi”.  Ovvero strumenti che gli consentano di cessare il contenzioso anche beneficiando di una riduzione sanzionatoria.

Il contenzioso risulta di gran lunga lo strumento più efficace per ottenere il massimo risultato: l’annullamento totale dell’avviso di accertamento. In ogni caso, è assolutamente necessario che l’imprenditore si affidi a un professionista specializzato. Insieme sarà più facile costruire la strategia difensiva e decidere di impugnare l’avviso di accertamento per procedere davanti alla Commissione tributaria provinciale competente.

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